Scienza e handicap

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La mediazione scientifica può fornire degli strumenti per interagire con un pubblico portatore di handicap, perché la scienza sia veramente per tutti.

Durante una discussione con il presidente di un’associazione che raggruppa genitori di bambini in situazione di handicap, ho sentito questa definizione di handicap che mi è sembrata giusta: l’handicap è una maniera differente di abitare nel mondo.

Definire l’handicap non è cosa facile. In questa categoria rientrano situazioni completamente diverse. All’interno di uno stesso tipo di handicap, poi, c’è la diversità di ogni persona, ognuna col suo carattere, la sua educazione, il suo vissuto. Ecco perché le cose di cui sto per parlarvi non sono necessariamente valide per tutti i tipi di handicap e di persone.

Per quanto riguarda l’educazione dei bambini portatori di handicap, attualmente in Francia ci sono due strategie: isolarli per proteggerli e occuparsi meglio di loro o metterli con gli altri per integrarli.

Non sta a me giudicare, visto che non sono una specialista. Diciamo che entrambe le strategie hanno lati positivi e negativi. Personalmente non amo molto la segregazione. Ho avuto l’occasione di lavorare con una classe chiamata “Classe per l’inclusione sociale” di una scuola elementare. Non ho capito bene con quali criteri sono raggruppati questi bambini. Ho avuto l’impressione che, per separarli dagli altri, si mettano insieme bambini la cui differenza è paragonabile alla differenza tra bambini con handicap e senza handicap.

Se si vogliono, però, integrare bambini disabili in una classe o in un gruppo durante il tempo libero (vacanze organizzate, ludoteche, ecc.) ci dovrebbero essere degli strumenti adatti, ad esempio la presenza di educatori specializzati. Solo in queste condizioni un’integrazione sarà possibile. Lavorare o giocare con dei bambini non disabili potrebbe favorire l’apprendimento, grazie all’imitazione e all’effetto Pigmalione.

Ciononostante in certi momenti, come gite scolastiche o culturali, può essere positivo formare un gruppo specifico che sia seguito in una maniera particolare.

Accessibilità nei musei

Per l’handicap motorio, l’accessibilità si concretizza sotto forma di ascensori, scale mobili e sale di cinema accessibili alle sedie a rotelle. Sfortunatamente questi dispositivi non si trovano in tutti i musei. In certi casi per limiti architettonici (palazzi storici, ecc.). In altri casi, si spera, perché non è ancora stato possibile ma lo sarà presto.

Tappeti-guida a percezione tattile-plantare, esposizioni poli-sensoriali, cartelli in braille e commenti sonori, possono facilitare la visita degli ipovedenti.

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France, Paris, juin 2012 Universcience Le Palais de la découverte Exposition 'Au doigt et à Louis' Sophie Chivet / Agence VU'
Paris- Palais de la découverte . Sophie Chivet / Agence VU’
Visite d'une exposition en langue des signes à la  Cité des Sciences et de l'Industrie, Paris, février 2015.  © Arnaud Robin / 06 76 23 38 34 / wwww.arnaudrobin.net / arnaudrobin@free.fr
Cité des Sciences et de l’Industrie, Paris © Arnaud Robin

Per i sordi, troviamo animazioni in lingua dei segni e  sottotitolate.

Visite d'une exposition en langue des signes au Palais de la Découverte, Paris, février 2014.  © Arnaud Robin / 06 76 23 38 34 / wwww.arnaudrobin.net / arnaudrobin@free.fr
Visita in lingua dei segni al Palais de la Découverte, Paris © Arnaud Robin
Visite d'une exposition en langue des signes à la  Cité des Sciences et de l'Industrie, Paris, février 2015.  © Arnaud Robin / 06 76 23 38 34 / wwww.arnaudrobin.net / arnaudrobin@free.fr
Cité des Sciences et de l’Industrie, Paris © Arnaud Robin
Visite d'une exposition en langue des signes à la  Cité des Sciences et de l'Industrie, Paris, février 2015.  © Arnaud Robin / 06 76 23 38 34 / wwww.arnaudrobin.net / arnaudrobin@free.fr
Cité des Sciences et de l’Industrie, Paris  © Arnaud Robin

Per l’handicap mentale, in certi musei come la Cité des Sciences et de l’Industrie a Parigi, i mediatori propongono esperienze adatte e laboratori in piccoli gruppi.

La Cité des sciences et de l’Industrie è, forse, uno degli esempi migliori di luogo culturale pensato per tutti i tipi di pubblico. L’accessibilità era già prevista prima dell’apertura, nel 1986. Un Ufficio Accessibilità si occupa specificamente del pubblico portatore di handicap. Nell’equipe che crea le esposizioni e le animazioni ci sono persone sorde e cieche. L’ingresso è gratuito per le persone portatrici di handicap e i loro accompagnatori.

Mediazione scientifica e handicap mentale

Quali potrebbero essere gli strumenti pratici per adattare un laboratorio didattico scientifico oppure un percorso di una mostra ad un gruppo di portatori di handicap mentale?

Per la mia esperienza, e quella di altri colleghi che hanno lavorato con questo tipo di pubblico, si usano i metodi abituali dell’animazione scientifica, solo un po’ più “accentuati”.

Ecco un piccolo resoconto, senza pretese di verità assolute, sotto forma di consigli per mediatori scientifici e non solo.

  • Conoscere bene il pubblico. Informarsi prima dell’arrivo del gruppo. Si tratta di handicap leggero, handicap grave? Che cosa riescono a fare queste persone? Per esempio le persone con sindrome di Down hanno una ridotta o quasi assente capacità di astrazione, quindi sarà molto difficile per loro fare dei calcoli. Nelle attività artistiche, al contrario, sono forti. È chiaro che tutto ciò prenderà molto più tempo di preparazione.
  • Rassicurare. Accompagnare il pubblico e proporgli qualcosa in cui riuscirà almeno una volta. I portatori di handicap sono spesso in una situazione di  insuccesso o difficoltà. Sarebbe bello che  per una volta fosse diverso. Inventarsi, se possibile, qualche piccolo rituale per abbassare il livello di stress, soprattutto con un gruppo di bambini.
  •  Mostrare più che parlare. Mimare o fare gesti. Restare sul concreto. Scegliere un elemento dell’esposizione e “formare” un triangolo oggetto-pubblico-mediatore/guida.
  •  Usare i sensi. Le sensazioni devono arrivare prima. Prima la constatazione, poi la spiegazione. Prevedere modellini o altri oggetti da toccare e degli oggetti da manipolare. Se l’handicap è grave, si possono sempre usare il suono e le luci.
  •  Far vivere le cose.  Vivere l’esperienza in prima persona. Fare dei paralleli con la vita di tutti i giorni, per esempio: “Ci andate in piscina?”
  • Amplificare la realtà. Rifare gesti e suoni in una maniera più forte, più evidente. Giocare sulle scale: ingrandire, rimpicciolire.
  • Invertire i ruoli. Per esempio affermare delle stupidaggini per vedere la reazione.

Cosa ne pensate ? Avete altri consigli da aggiungere?

Dialogo al buio

A proposito di invertire ruoli, a Genova ho visitato una mostra in cui ci si può mettere nei panni di un cieco. Si tratta di un percorso sensoriale nel buio assoluto. Si passa attraverso diverse ricostruzioni di ambienti: una cucina, un supermercato, la strada, l’interno di un autobus ecc. Ci si deve orientare, e interagire con ciò che ci circonda, solo grazie al tatto e alla voce di una guida cieca o ipovedente.

Un’esperienza forte che vi consiglio, non solo perché è divertente, ma soprattutto perché permette di interrogarsi sulla nostra “visione” dell’handicap.

Per saperne di più

Mostra di  opere d’arte da toccare al Museo Prado di Madrid

Esposizione permanente Dialogo nel buio a Milano

Percorso sensoriale Dialogo nel buio a Genova

Progetto Dialogue in the dark

Ristorante Dans le noir à Paris

Guida Accessibilità alla Cité des Sciences et de l’Industrie di Parigi

Progetto Scienzabile al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano

Articolo sull’effeto Pigmalione (in inglese)

Homelab une maison laboratoire pour les malvoyants

 

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