GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’EDUCAZIONE (24 gennaio)
Anche se in passato ho fatto qualche supplenza alle superiori e da 5 anni insegno all’università, non mi sono mai sentita veramente insegnante o professoressa, perché è un mestiere preciso per il quale non mi sono mai formata e perché non costituisce la maggior parte del mio lavoro. Però educatrice sì, mi ci sento da quando ho cominciato a fare animazioni scientifiche con i bambini, anzi da prima… quando lavoravo in ludoteca.
Mi sono resa conto subito che non stavo passando solo nozioni scientifiche, ma stavo accompagnando i bambini nel loro percorso di crescita. Ho fatto del mio meglio un po’ improvvisando e un po’ frequentando corsi di formazione nel mio tempo libero (età evolutiva dei bambini, uso del gioco, ecc.).
Ora insegno principalmente a giovani adulti e le sfide sono un po’ diverse, anche se penso di avere ancora un piccolo ruolo di accompagnatrice nella crescita personale dei miei studenti.
Oggi con la didattica a distanza il problema principale che si pone, a mio avviso, è il malessere degli studenti. Qui in Francia gli studenti della Sorbona, dove insegno, hanno scritto una petizione ai giornali per far sentire la loro sofferenza.
In questo momento sto insegnando a distanza per un’altra università (Evry). Mi ritrovo on-line con circa 177 studenti che non accendono neanche la telecamera. A volte mi sembra di essere sola, ringrazio quelli che dicono due parole in chat o ai rari che accendono il microfono per dare segni di vita. Le mie lezioni iniziano sempre con “Come state? Come sta andando?”. Ciononostante mi sento impotente.
Credo di non avere altro da dire. Non ho gli strumenti per aiutare questi ragazzi, posso solo creare una lezione più leggera e gradevole possibile, a volte mettendoci mezz’ora per creare una slide, per trovare una bella immagine significativa, una gif divertente. Aspettando momenti migliori.
Un abbraccio a tutti gli studenti e ai professori, quelli veri, quelli a tempo pieno che hanno scelto questo mestiere, che si spaccano la schiena per formarsi e imparare strumenti per fare al meglio il loro lavoro.
Proprio oggi ho visto un servizio su una docente che mentre insegnava in DaD storia e filosofia, ha avuto un’alzata di mano da un quadratino dello schermo e la ragazza ha detto: non mi interessa quello di cui ci sta parlando, voglio parlare di come sto io. A questo punto l’insegnante ha chiesto a tutti di scrivere l’argomento che avrebbero voluto trattare e sono venuti fuori tutti i disagi possibili e immaginabili legati alla situazione sanitaria politica famigliare e personale.