Oceani, il futuro scritto nell’acqua

copertina del libro Oceani di Sandro Carniel

Troppo spesso considerati come un mondo a parte, gli oceani sono strettamente connessi con la terra e con l’aria, dunque anche con i loro abitanti. Conoscerli e capire il loro ruolo nella stabilità del sistema Terra, può darci delle piste di riflessione per contrastare i cambiamenti climatici ma anche le crisi alimentari ed economiche. È il messaggio di cui si fa portatore Sandro Carniel, in un libro da leggere, perché no, questa estate.

Ci hanno insegnato che le foreste sono i polmoni della Terra, ma almeno il 50 % dell’ossigeno che respiriamo è prodotto in mare, da piante, alghe e soprattutto dal fitoplancton, la componente fotosintetica di quegli organismi microscopici che si lasciano trasportare dalle correnti marine. Questo è solo uno degli esempi di quanto poco conosciamo il mare e di come sia fondamentale il suo impatto sulla vita a livello planetario. Ad oggi solo il 10 % circa degli oceani è stato esplorato e alcuni meccanismi che lo regolano sono ancora oggetto di studio. Quindi anche chi si occupa di oceano e clima, come l’oceanografo Sandro Carniel, vorrebbe  saperne di più.

Chi di voi segue il mio blog avrà capito che abito a Parigi ma sono italiana (ligure), e che torno al mare appena posso. Il libro di Carniel, pubblicato nel 2017 da Hoepli, mi sembrava ideale da leggere nel tragitto Parigi-Montpellier, che ho percorso poche settimane fa in treno per passare qualche giorno sul Mediterraneo francese. In 3 ore e mezzo ho cominciato e finito il libro. Ecco qualcuna delle molte informazioni che si trovano nel libro, buona lettura!

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Il libro di Carniel fotografato sulla spiaggia di Palavas-les-Flots
Sfruttamento eccessivo delle risorse marine e impatto sull’uomo

Noi esseri umani dipendiamo fortemente dal mare e dalla sua “salute”. Basti pensare al consumo di prodotti ittici e alle attività economiche legate alla pesca e ai trasporti marittimi. Il pesce e gli altri prodotti del mare sono alla base dell’alimentazione di quasi tutte le popolazioni umane e circa il 90 % del commercio avviene via mare.

Le attività umane hanno un impatto enorme sugli ecosistemi. Ce ne rendiamo conto, spesso, quando è troppo tardi, quando l’errore commesso ha conseguenze dirette sulla nostra salute o sul nostro portafoglio.

Esempio 1 I pescatori dell’Atlantico nord-occidentale hanno volutamente ridotto il numero di squali per proteggere le capesante (ottimi frutti di mare che si vendono a caro prezzo) di cui essi si nutrono sporadicamente… fino a quando hanno scoperto che le razze sono ancora più ghiotte di questi bivalvi. Il problema è che gli squali sono i predatori naturali delle razze e quindi, diminuendo la quantità di squali, il numero di razze è fortemente aumentato. Si è ottenuto così l’effetto opposto. Ecco un grave errore di incomprensione del funzionamento degli ecosistemi marini che si ripercuote direttamente su di noi.

Esempio 2 La pesca eccessiva conduce a una diminuzione degli stock ittici ormai in tutti i mari. Diverse specie di pesci si nutrono di meduse (così come tartarughe e cetacei, animali che stanno diventando rari). A causa della diminuzione dei loro predatori, le meduse proliferano in modo incontrollato. Si crea inoltre un circolo vizioso: le meduse competono con i pesci per il cibo (entrambi si nutrono di plancton e molluschi) e mangiano anche uova e larve di pesce. Per citare Carniel “Stiamo passando da un mare di pesci a un mare di meduse”.

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Ruolo degli oceani nell’equilibrio climatico

Come già accennato, il mare e l’atmosfera sono strettamente connessi e le loro condizioni chimico-fisiche interdipendenti. In altre parole, gli oceani partecipano come protagonisti alle variazioni climatiche. La meteorologia e la climatologia (leggere qui per conoscere la differenza) non possono prescindere dallo studio dell’oceanografia. Misurare il mare, è fondamentale per capire non solo le previsioni meteo a breve termine, ma soprattutto il clima globale e le sue modificazioni.

Esempio È risaputo che la corrente del Golfo “riscalda” i Paesi che si affacciano sull Atlantico del nord: Spagna, Portogallo, Francia, Irlanda, Gran Bretagna ecc. Ma anche il Mediterraneo, nel suo piccolo, è sede di alcuni meccanismi che hanno una grande influenza sul clima degli stati del Mediterraneo. Si tratta dei cosiddetti “motori freddi”, delle zone in cui i forti venti freddi (come ad esempio la Bora) raffreddano e rendono più salate le acque superficiali. Una volta diventate più dense, queste masse d’acqua si inabissano portando ossigeno e sostanze nutritive agli strati marini più profondi. Così facendo, però, sono anche responsabili del gradevole clima mediterraneo apprezzato dai turisti di tutto il mondo.  I motori freddi si trovano in tre zone: nel golfo del Leone (in Sardegna) nel mar Egeo (davanti alla Grecia) e nel nord dell’Adriatico.

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