Attraversando il Passaggio a Nord-Ovest per monitorare le microplastiche, in compagnia del giornalista Franco Borgogno e del suo libro “Un mare di plastica” (edizioni Nutrimenti)
5250 miliardi di pezzi di plastica, pari a 269.000 tonnellate, galleggiano nelle acque degli oceani e dei mari, si inabissano, risalgono, si attorcigliano nel Pacific Garbage Patch. Sono trasportati ovunque dalle correnti, fino ai poli, per finire il loro ciclo nello stomaco di un pesce che arriva nel nostro piatto.
Il giornalista Franco Borgogno vuole vedere tutto ciò con i suoi occhi e descriverlo con la sua penna. Per questo si autoinvita ad una spedizione scientifica in partenza per il passaggio a Nord-Ovest, nel mare Artico. È la prima volta che si raccolgono dati sulle microplastiche in quella zona. Borgogno vuole testimoniare l’estensione del fenomeno e raccontare il lavoro dei ricercatori. Parte con l’organizzazione no profit 5 Gyres su una nave russa, attraversando le acque della Groenlandia e del Canada, navigando in mezzo ad iceberg, lungo ghiacciai e scogliere innevate.
Incontra le popolazioni locali e ha occasione di vedere come i loro modi di vivere millenari si sono adeguati all’avvento della plastica, senza sapere come smaltirla. In questi luoghi straordinari e poco abitati, dove la natura mostra la sua potenza, bidoni, taniche, spazzatura abbandonata, pneumatici, vecchie reti da pesca a volte vengono bruciati. I campioni d’acqua raccolti durante la spedizione rivelano una concentrazione preoccupante di microplastiche più piccole di un chicco di riso. Non si possono eliminare, bisogna agire a monte: durante la produzione, bisogna già programmare la raccolta e lo smaltimento, prevedere l’intero ciclo dell’oggetto.
Ma noi cosa possiamo fare? A livello personale, possiamo evitare la plastica ogni volta che è possibile, fare pressione sulla politica e sulle industrie per mettere al bando alcuni materiali, favorire le aziende che usano materiali alternativi.
Borgogno non ha aspettato che lo invitassero alla spedizione. Si è fatto avanti per primo e in queste terre lontane ha capito che le soluzioni sono quelle già usate dai contadini della sua terra (il Piemonte): ridurre, riusare, riparare, riciclare. Prendiamo esempio, siamo attivi e non passivi! Qual è un’azione che potresti fare anche da subito ? Scrivilo nei commenti
Se proprio non si riesce a bere acqua del rubinetto, fare un piccolo sacrificio (economico) e ordinare le casse di acqua in vetro con il vuoto a rendere. Io lo faccio da anni e farei fatica a tornare alla plastica!
Ottima idea, grazie!
Potrebbe essere sufficiente cercare si di usare meno plastica possibile ma anche di smaltirla correttamente e non lasciarla abbandonata in giro?