Dire basta al vertebrocentrismo

Il mio contributo per finirla con il vertebrocentrismo e per uscire dal tunnel del documentario sui leoni. Scopriamo anche la bellezza degli animali microscopici.

Pensate ad un animale. Velocemente.

Nel 99 % dei casi le prime immagini che ci vengono in mente sono quelle di cane, gatto, cavallo, pesciolino rosso, elefante o cammello (più raro). Per “animali” si intende troppo spesso “animali vertebrati”, ossia nel migliore dei casi pesci, mammiferi, uccelli, rettili e anfibi. Nel peggiore solo mammiferi e uccelli. Sinceramente, chi aveva pensato alla rana toro o al varano di Komodo?

Temo, ma non ne sono sicura, che anche nei manuali scolastici ci sia questo centrismo dei vertebrati, tendenza che in alcune facoltà di biologia si inverte completamente: una grande parte dei corsi di zoologia I e II tratta di artropodi e molluschi, nessuna speranza per chi vuole studiare la fisiologia dell’ornitorinco!

Ora, è tanto di moda ultimamente (e per fortuna) parlare di biodiversità, ovvero della varietà e ricchezza di esseri viventi sulla Terra necessarie per l’equilibrio degli ecosistemi naturali. Ma risulta un po’ difficile parlarne se non si nominano mai interi gruppi di esseri viventi, ed è un peccato perché con le loro caratteristiche sorprendenti, i loro aspetti originali e i loro habitat inusuali incuriosirebbero qualsiasi bambino o adulto.

Penso ad esempio ai nudibranchi, un sottordine dei molluschi. Questi mangiatori di spugne, poco conosciuti, sono gli animali più colorati del pianeta.

Vorrei dare il mio contributo per finirla col vertebrocentrismo.

Vorrei parlare ad esempio di un progetto di scienza partecipativa sul plancton, l’insieme di piccoli organismi animali e vegetali che galleggiano in acque dolci e salate trasportati dalle correnti.

Piccola parentesi: cos’è la scienza partecipativa? Si tratta di progetti in cui, per il gran numero di dati raccolti e da analizzare, i ricercatori hanno bisogno di volontari per classificare, segnalare, fotografare o partecipare in qualche modo. Ma chi dà il suo tempo libero per fare un lavoro a volte ripetitivo per il quale bisogna autoformarsi ed essere rigorosi? Sorprendentemente la gente è entusiasta di poter partecipare, e non si tratta solo di scienziati mancati, ma anche di persone che provano piacere nel dare un contributo ad una scienza che non è più lontana e incomprensibile.

Per quanto riguarda il plancton, segnalo il progetto americano Plankton Portal. L’equipe scientifica parte dal presupposto che il plancton è un anello fondamentale di tutti gli ecosistemi oceanici e che studiarlo significa misurare e valutare la salute degli oceani. Zooplancton e fitoplancton sono alla base delle catene alimentari acquatiche e quello vegetale (fitoplancton) inoltre produce ossigeno tramite la fotosintesi.

I ricercatori utilizzano uno strumento molto sofisticato integrato ad un veicolo sottomarino, che fa foto microscopiche e nello stesso tempo rileva profondità, salinità, luminosità, concentrazione d’ossigeno e altri dati dell’habitat del plancton fotografato.

isiis plancton
In Situ Ichthyoplankton Imaging System (ISIIS). Plankton Portal

La quantità di foto raccolte è enorme, quindi con un progetto di scienze partecipative il team chiede aiuto ai cittadini. In una sezione del sito un tutorial insegna a rilevare i dati e classificare il microrganismo (=essere vivente più piccolo di 0,1 mm) partendo dalla foto e suggerisce agli insegnanti di fare questo lavoro a scuola con i ragazzi.

Tutorial meduse
Tutorial meduse. Plankton Portal
Tutorial sifonofori
Tutorial sifonofori. Plankton Portal

Felicemente lontani dalla savana e dai suoi documentari sui leoni, scopriremo animali come i policheti, le meduse, i sifonofori, gli ctenofori, le salpe, ed altri abitanti degli strati più superficiali di mari e oceani.

Meduse
Meduse. Plankton Portal
Policheti
Policheti, parenti del lombrico. Plankton Portal
Ctenoforo cintura di Venere
Cintura di Venere, (ctenoforo). Plankton Portal
Ctenofori
Ctenofori, Plankton Portal

Gli animali planctonici possono raggiungere qualche centimetro di dimensione o formare delle colonie lunghe anche una trentina di metri, come nel caso delle salpe.

catena di salpe
Catena di salpe. Plankton Portal

E voi a che animale avevate pensato all’inizio? Tranquilli, neanch’io avevo pensato al polichete marino.

Per saperne di più

in italiano

http://taraexpeditions-it.blogspot.fr/

in francese

http://www.planktonportal.org/#/

in inglese

http://blog.planktonportal.org/

https://www.zooniverse.org/

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *